Perchè se non c'era, la Cassazione, una consultazione referendaria sarrebbe stata cancellata a ormai 10 giorni dal suo svolgimento e solo perchè un Governo truffaldino voleva evitare che il popolo lo bocciasse.
La mia domanda è: ma se non fosse andata così? Se mi perdonate il gioco di parole, com'è possibile che un simile abominio fosse possibile? Molti sostengono che l'istituto referendario va riformato. Beh, sarebbe il caso di cominciare a renderli intoccabili i referendum, una volta avviati.
Oltre che a renderli sempre validi, senza dover raggiungere quorum di partecipazione. Perchè in democrazia dovrebbe contare chi decide di voler contare, o no?
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Prendo spunto dalla questione del rinvio alla Corte Costituzionale della legge 40 senza affrontarla, ma unicamente per porre l'accento su una frase utilizzata dal sottosegretario Eugenia Roccella per commentare, con la "cordialità" solita dei berluscones, la decisione del Tribunale civile di Firenze: "Ancora una volta certi magistrati giacobini hanno dimostrato la volontà di ribaltare la volontà popolare".Mi verrebbe da dire che la clausola della "volontà popolare" dalla parte della Roccella la utilizzano ovunque tranne quando si tratta delle liste bloccate, ma questo è un altro discorso. Il riferimento in quella frase era certamente al referendum del 2005, promosso dai Radicali e da vari altri partiti ed associazioni e che fallì nelle urne. Peccato che, per quel referendum come per tutti i referendum abrogativi da una ventina d'anni a questa parte, parlare di volontà popolare è decisamente una forzatura. Quel referendum fallì, infatti, non perchè i NO batterono i SI', anzi (i consensi furono pari all'87.7%, ovvero circa 10.800.000 "sì" ontro circa 1.400.000 "no"), ma perchè a votare andò solo il 25.9% degli aventi diritto, e come in tutti i referendum abrogativi c'era bisogno del 50% di affluenza per rendere valida la consultazione. Per parlare di "volontà popolare" nel salvare la legge 40, dunque, la Roccella dovrebbe garantirci che oltre 9.400.000 si siano astenute strategicamente, per far fallire il quorum, e non perchè semplicemente non volevano andare a votare. Garanzia che non può certo dare.La Roccella farebbe quindi bene ad usare ben altri argomenti. E, magari, impegnarsi insieme a tutti i suoi colleghi, di destra e di sinistra, per riformare la legge sui referendum. Rendendo magari più difficile convocarli (che so, raddoppiando le firme richieste da 500.000 a 1.000.000), ma eliminando questo diavolo di quorum che non ha alcun senso (in democrazia solo chi vota deve contare, non chi si astiene) e che si presta a facilissime strumentalizzazioni dal parte del fronte "conservatore" dell'esistente. Soprattutto perchè i referendum sono l'unica arma che i cittadini possiedono per affermare la propria "volontà popolare", al di fuori del meccanismo partitico-parlamentare.Queste sono le riforme "istituzionali" di cui il Paese avrebbe bisogno.www.discutendo.ilcannocchiale.it
Il 21 e 22 Giugno gli Italiani saranno chiamati alle urne per tre Referendum sulla legge elettorale. Il mio obiettivo oggi è cercare, a fronte di un dibattito quasi del tutto assente nei media e nella società Italiana, di contribuire un’informazione completa, in virtù del principio “conoscere per deliberare”. Innanzitutto, i quesiti:PRIMO QUESITO (Scheda viola): si chiede l’abolizione delle coalizioni per l’elezione della Camera. Di conseguenza, il 55% dei seggi (premio di maggioranza) andrà alla lista più votata (attualmente può anche averlo la coalizione di liste più votata), mentre per ottenere seggi le liste dovranno tutte superare il 4% dei voti (attualmente per le liste coalizzate basta il 2%);SECONDO QUESITO (Scheda beige): identica richiesta, ma applicata al Senato, dove però il premio di maggioranza è su base regionale. Per ogni Regione, dunque, il 55% dei seggi assegnati a quella Regione andrà solo alla lista più votata, mentre per ottenere seggi le liste dovranno superare l’8% dei voti (attualmente per le liste coalizzate basta il 3%);TERZO QUESITO (Scheda verde): si chiede l’abolizione della possibilità di candidarsi al Parlamento in più circoscrizioni.Quest’ultimo quesito elimina la possibilità che importanti ‘acchiappa-voti’ si candidino e vengano eletti in più circoscrizioni per poter poi scegliere liberamente, dopo le elezioni, da chi farsi sostituire dove rinunciano. Così furono ‘eletti’ circa 150 parlamentari nel 2008. E’ dunque un quesito condivisibile da tutti, anche dai contrari agli altri due (N.B. si può votare il terzo quesito senza concorrere al ‘quorum’ degli altri, basta rifiutare le loro schede). Diverse le conseguenze degli altri quesiti. Non è vero, però, come sostengono i detrattori del Referendum, che la legge che ne verrebbe fuori è ‘pericolosa’, poiché un solo partito potrebbe avere la maggioranza in Parlamento anche con molto meno del 50% dei voti. Questa possibilità, infatti, già esiste: il 55% dei seggi attualmente va alla lista o, e non solo, alla coalizione più votata. Non è nemmeno vero che il Referendum porterebbe al bipartitismo. Semmai sarà favorita l’aggregazione di forze simili e quindi la formazione di due grandi partiti che si contendono il Governo, come avviene in gran parte del mondo, mentre gli altri avranno comunque rappresentanza in Parlamento (se supereranno gli sbarramenti). Probabilmente, dunque, le forze a sinistra del PD e a destra del PDL continueranno a stare fuori dal Parlamento, poiché lo sbarramento del 4% che le ha escluse rimarrà uguale; l’UDC otterrà seggi come prima, se rimarrà sopra il 4%, così come la Lega Nord, che però non starà più al Governo, e l’IDV, che però sarà esclusa da futuri Governi, a meno di un probabile ingresso nel PD. L’unica vera sconfitta, insomma, sarebbe la Lega Nord, che dovrebbe rinunciare alle prospettive di Governo. Il Referendum favorirà, infine, la stabilità dei Governi, liberi dai frequenti ‘ricatti’ di partiti minori in cerca di visibilità.In ogni caso, la legge cambiata dal Referendum e i suoi presunti ‘rischi’ molto difficilmente rimarrebbero in vigore: la Lega Nord non la accetterà mai e costringerà il PDL a cambiarla, oppure la cambierà con le opposizioni. Ed è proprio questo l’obiettivo del Referendum: costringere il Parlamento a cambiare l’attuale legge, definita ‘porcata’ dal suo stesso autore (il leghista Calderoli) e dunque rinominata "legge porcellum". Perché è una 'porcata'? Perché toglie il diritto dei cittadini a scegliersi i propri rappresentanti tramite le preferenze, creando un Parlamento di ‘nominati’; perché crea instabilità (ricordate Prodi, limitato dai ricatti incrociati vari partitini?) se non si vince con un enorme vantaggio (che ha invece avuto Berlusconi). Se invece il Referendum non passerà, i partiti avranno la scusa per non cambiare la legge attuale, che a parole tutti dicono di voler cambiare (e poi se la tengono da tre anni!), e ci terremo questa legge per i prossimi decenni. A proposito: non è vero che la legge che verrebbe fuori dal Referendum sarebbe “immodificabile”, perché sancita dal popolo. Già nel 1993, infatti, proprio un Referendum elettorale portò all’immediata approvazione di una nuova legge elettorale, la Mattarellum, non coincidente con quella uscita dal Referendum.Infine, votare è la migliore risposta alla Lega Nord che, ricattando il Governo, ha fatto sprecare 460 milioni di euro pur di non far svolgere il Referendum insieme alle Europee, bensì il 21-22 Giugno da solo, puntando sull’astensionismo (il Referendum per essere valido deve raggiungere il ‘quorum’, ovvero essere votato dal 50% degli elettori).
E allora … il 21-22 Giugno non salviamo la Porcata, diciamo tre SI’ al Referendum!P.S. Il Partito Democratico fa campagna per il SI’, l’Italia dei Valori, pur avendo raccolto le firme, fa campagna per il NO (dunque invita comunque ad andare a votare). Fanno campagna per l’astensione, invece, l’UDC, la Lega Nord e tutti i partiti minori. Il PDL, invece, dopo il ricatto della Lega, lascia libertà di scelta, ma Fini e Berlusconi hanno già detto di votare SI’.www.discutendo.ilcannocchiale.it
Ancora una volta, la Lega Nord ha presentato il conto al Governo. Stavolta si tratta di ben 400 milioni di euro, ovvero quanto ci costerà, secondo i calcoli di lavoce.info, far svolgere il "referendum elettorale" separatamente da europee ed amministrative.Sì, proprio quel referendum che nell'autunno 2007 si impose prepotentemente sulla scena politica nazionale, con i suoi tre quesiti, proposti da Mario Segni e Giovanni Guzzetta, che, se approvati, comporterebbero l'assegnazione del premio di maggioranza, sia alla Camera che al Senato, alla lista (e non alla coalizione) che ottiene più voti, oltre che l'impossibilità di candidarsi in più circoscrizioni. Proprio quel referendum che scombussolò i precarissimi equilibri del Governo Prodi, che si reggeva sull'appoggio di partitini minuscoli che sarebbero spariti con l'approvazione del Referendum. E che forse fu tra le principali cause della sua fine.Tanti cavalcarono quel referendum nel centrodestra, in primis Gianfranco Fini e la sua Alleanza Nazionale. Che firmarono in massam, contribuendo al raggiungimento di 820mila firme, ben 320mila in più del necessario. Però, caduto Prodi, tutti si dimenticarono della scelta fatta. Nessuno nel centrodestra, compreso Fini, volle accettare la proposta di un governo di transizione per cambiare la legge elettorale, quella definita una "porcata" da colui che l'aveva proposta, il ministro leghista Calderoli. E così il referendum, che doveva tenersi in primavera 2008, slittò di un anno (quando ci sono le elezioni per cambiare Governo, i referendum non possono svolgersi). Ora non ci sono più impedimenti: il referendum si farà. Bisognava solo scegliere la data. E il ministro Maroni, leghista, ha scelto come data il 14 Giugno. Ovvero la domenica successiva a quella delle elezioni Europee ed amministrative, e la domenica precedente a quella dei turni di ballottaggio delle amministrative. E così in 7000 comuni e 73 province i cittadini dovrebbero recarsi a votare per ben tre domeniche consecutive. Un grado di fedeltà elettorale che, in tempi di antipolitica, difficilmente verrà raggiunto ... e, provate ad immaginare, a quale voto molti Italiani rinunceranno? Ma al referendum, ovviamente.Insoma, si tratta di una astuta mossa della Lega Nord per boicottare il referendum, impedendogli di raggiungere il quorum. Una mossa palese, visto che lo stesso Calderoli ha ammesso: "Ne uscirebbe un sistema per noi inaccettabile". Perchè tanta paura? Semplice: poichè è la lista singola, e non la coalizione, ad ottenere il premio di maggioranza e quindi governare da sola, la coalizione PDL-Lega non potrebbe più esistere due scenari: il peggiore, per la Lega, è che il PDL si presenti da solo, mettendo la Lega, se non fuori dal Parlamento, comunque fuori dal Governo; il "meno peggio", per la Lega, è che il PDL apri le sue liste ai leghisti ... e la Lega perderebbe la sua identità e soprattutto la sua forza elettorale (e ricattatoria). E così la Lega ha minacciato Berlusconi, dato che attualmente può farlo, di far cadere il Governo se il Governo non avesse fatto di tutto per far fallire il Referendum. E così, per i capricci della Lega, gli Italiani dovranno sborsare 400 milioni di euro ... non proprio una sommetta, soprattutto in tempo di crisi. Ma la Lega non era contro le poltrone e gli sprechi?www.discutendo.ilcannocchiale.it
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