Il resto del discorso
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Diario, il 1 gennaio 2010

Alla fine, di tutto il discorso di fine anno di Napolitano è stato risaltato, e pure in maniera distorta, solo l'aspetto, pur rilevante, della necessità delle riforme istituzionali e del dialogo tra le forze politiche nell'interesse comune. D'altronde, era scontato, visto l'improvviso clima di "amore" e "dialogo" scaturito dal post-Duomo.
Ma il Presidente della Repubblica, nei suoi 19 minuti di discorso, ha affrontato ben altre questioni. Innanzitutto, pur spronando alla fiducia e allo sforzo comune per rilanciare il Paese, Napolitano ha sottolineato la tragedia della crisi economica e delle sue devastanti conseguenze che ha avuto, che ha e che avrà per la società italiana, per tante famiglie e soprattutto per i giovani e il Mezzogiorno. Poi ha rimarcato aspetti quale la diffusione della povertà, l'elevata pressione fiscale, i conti pubblici da risanare, le tutele assenti per i lavoratori atipici, le difficoltà del mondo della ricerca, la xenofobia dilagante, e persino un tema molto scottante e ben poco demagogico come le pessime condizioni delle carceri italiane. Tutte tematiche che faticano ad essere cruciali nel dibattito politico italiano, pur essendo importanti come e se non di più delle "riforme", un po' per volontà del governo, un po' per incapacità delle opposizioni nel porle al centro dell'attenzione mediatica e civile nella maniera adeguata.
Ma, alla fine, questo lo sapranno solo i "ventiquattro lettori" di questo blog e chi si informa su Internet ... e chi ha prestato attenzione al discorso di Napolitano mentre si mangiavano gli antipasti del Cenone. Ah, per il nuovo anno, visto il nuovo "clima": peace & love to everyone ...
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